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La sentenza completa del tribunale federale sul caso Zanotta
LUGANO - Le inchieste Indoor - condotte prima in forza e con un grande battage mediatico e poi con una continuità mirata da polizia e magistratura - parevano avere chiuso chiuso il traffico di marijuana in Ticino. E' stato nettamente ridimensionato, ma la partita è ancora lungi dell'essere chiusa. Nelle ultime settimane la polizia ticinese ha fatto chiudere due negozi di Lugano che vendevano ancora i famosi "sacchetti profumati" e ha bloccato un minorenne che spacciava erba all’esterno delle scuole a Mendrisio. Quella mesolcinese ha da parte sua rinvenuto e sequestrato altre 12'700 piantine di canapa a Mesocco.
Insomma: i fautori della canapa non sono certo spariti, di punto in bianco. E anzi: quella della canapa sembra essere una cultura molto ben radicata in Ticino e nelle valli della Svizzera Italiana.
Mentre continua la lotta di polizia e magistratura, comunque, si registrano novità anche dai tribunali. E' di settimana scorsa la notizia che il Tribunale federale ha accolto in parte il ricorso di Renato Zanotta, l’ex consigliere comunale di Mendrisio, allora 54enne, finito nella rete di Indoor e condannato in primo grado a tre anni di reclusione.
Per la Corte di Losanna "l'accertata inazione dello Stato ha creato un certo disorientamento nella società che ha facilitato l’incunearsi durevole e diffuso di condotte illecite che una coerente politica della droga avrebbe invece dovuto bloccare sul nascere".
Il dossier è ora tornato nella mani della Corte di cassazione e revisione penale che dovrà decidere se ricommisurare la pena data a Zanotta o invece ordinare un nuovo processo.
Zanotta, che si è sempre considerato innocente avendo "sempre agito alla luce del sole", ha ricevuto ieri la sentenza da Losanna. Da noi interpellato ha rilasciato, a caldo, questo commento: "Questa è la mia rivincita. Io l'ho sempre detto che dipartimento, polizia e magistratura hanno sbagliato tutto. Il Ticino doveva fare come Basilea. Bisognava scrivere ai canapai e dare loro tre mesi di tempo per chiudere. Nessuno sarebbe rimasto aperto. E così non ci sarebbe stato nessun arresto, nessun processo, nessuno sarebbe finito in assistenza o in disoccupazione e non ci sarebbe stata nessuna spesa di soldi dei contribuenti per un'operazione architettata a fini elettorali. La polizia sapeva benissimo cosa si vendeva nei canapai, è la politica che ha ingarbugliato la situazione".
Il prossimo passo di Zanotta? "Lo deciderà nei prossimi giorni il mio avvocato, Marco Broggini, intanto posso dire che questa decisione del Tribunale federale rischia di avere un peso sui procedimenti ancora in corso nell’ambito dell’inchiesta Indoor come pure su tutti quelli passati. E non ci sarà da meravigliarsi se qualcuno chiederà dei risarcimenti".
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