Quando c’era Silvio racconta senza enfasi la storia di un uomo che con la politica, lui campione dell’antipolitica, divenne ancora più ricco di quel che era e impoverì il suo paese.
Dagli anni Settanta, quando a Milano dominavano Sindona, Calvi, Liggio, Stefano Bontate fino a oggi. Bontate, che era il capo della mafia prima dei Corleonesi di Liggio, incontrò Berlusconi proprio a Milano: è stato provato dal Tribunale di Palermo che l’11 dicembre 2004 ha condannato il senatore Dell’Utri a 9 anni di prigione per concorso esterno in associazione mafiosa. (Dell’Utri è ora il responsabile per la scelta dei candidati di Forza Italia alle elezioni politiche).
Deaglio racconta tutto quel che anche i grandi giornali d’informazione preferiscono tacere o nascondere. La mafia è nel documentario un argomento centrale.
Dal soggiorno ad Arcore di
Vittorio Mangano, già capomafia del mandamento palermitano di Porta Nuova, tre volte ergastolano - il famoso stalliere - all’intervista che Paolo Borsellino fece al giornalista francese Fabrizio Calvi 50 giorni prima della morte, assai imbarazzante per i rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra. Senza dimenticare l’interrogatorio che il Tribunale di Palermo fece o, almeno, tentò di fare al premier a Palazzo Chigi nel corso del processo Dell’Utri.
I magistrati volevano sapere di Mangano, delle origini dei finanziamenti della Fininvest, di certi non impeccabili flussi di denaro: Berlusconi si avvalse della facoltà di non rispondere. Atteggiamento imbarazzante per un presidente del Consiglio.
Tutto quanto o quasi, nella vita dell’uomo di Arcore, è sul filo della legge, come l’acquisto fatto nel 1974 della villa San Martino di proprietà degli eredi del conte Casati, gestito da Cesare Previti con l’esborso di una somma ridicola.
Berlusconi nel parco della villa ha costruito un Mausoleo per la «gens berlusconiana», Previti, Dell’Utri, Confalonieri annessi. (
Non sum dignus rifiutò a suo tempo Montanelli). Deaglio ha scovato un vecchio filmato, con un esterrefatto Gorbaciov in visita, nel 1993, all’imprenditore italiano che non era ancora «sceso in campo», condotto a vedere con Raissa anche il Mausoleo sotterraneo fitto di simboli esoterici costruito dallo scultore Pietro Cascella. In paese corre una voce: sembra che Berlusconi abbia in mente di fare ibernare i cadaveri. Chissà.
Nel documentario c’è un po’ tutto su Berlusconi, vita, morte e miracoli. E si potrebbe anche sorridere se non prevalesse la malinconia, tra bandane, tacchetti, riporti e trapianti, Apicella e languide canzoni. C’è anche un incontro che intristisce, sul set del «Grande Fratello», mentre si stanno scegliendo gli attori e i giovani aspiranti confessano le loro povere aspirazioni.
Il berlusconismo ha diffuso nell’intero Paese una malapianta bigotta, razzista, portatrice di rabbia e di paura, priva di ogni motivazione ideale. Bisognerà estirparla, ricominciare da capo come dopo una guerra rovinosa.
Tratto dall'articolo alla pagina:
www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=TUTTIEDIT&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_...
Alle prossime elezioni MAI Berlusconi.