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Ultimo Aggiornamento: 13/09/2006 13:27
spy74
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05/04/2006 15:15
 
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CONTRASTARE CON MAGGIORE EFFICACIA IL DILAGARE DI COCAINA E CRACK
POLEMICA NEL PIANO SANITARIO
APPROVATA DALLA GIUNTA L'APERTURA A PROTOCOLLI DI CURA PER CONTRASTARE CON MAGGIORE EFFICACIA IL DILAGARE DI COCAINA E CRACK

Pronti a sperimentare nuove politiche di limitazione del danno. Il ministro: è illegale, li fermerò

di Maurizio Tropeano

Il piano sanitario della Regione contesta nel merito la nuova legge sulle droghe («L'equiparazione tra comunità di recupero private e i Sert porta alla confusione di ruoli e di tendenze») e apre la porta a possibilità di sperimentazione di terapie di riduzione del danno anche nei confronti delle dipendenze da crack e cocaina. L'obiettivo è quello di incorporarle a pieno titolo nel sistema dei servizi sanitari al punto da prevedere «l'erogazione di interventi di riduzione del danno in tutte le Aziende sanitarie del Piemonte».

La risposta del «padre» della legge, il vicepremier Gianfranco Fini arriva da Torino durante un comizio: «Il Piemonte si è ispirato ad una filosofia diversa rispetto alla legge approvata dal Parlamento. E questo non è corretto perché, fermo restando l'autonomia delle Regioni, il piano sanitario deve dare corso all'organizzazione della fruizione del diritto alla salute. La legge è nazionale e deve essere rispettata anche dalle regioni che, per motici politici, non la condividono».

E in effetti il piano saniario critica «quella visione dicotomica, semplificata ed arretrata della contrapposizione sviluppatasi in questi anni passati: trattamento farmacologico o invio presso comunità, Ser.t o privato, riduzione del danno o avvio dei percorsi di cura e reinsermento». Il piano sottolinea come «da alcuni anni vi è l'evidenza scientifica che l'astensione totale è un esito perseguibile stabilmente solo in una parte dei soggetti» mentre «la riduzione della mortalità o delle patologie associate come l'Hiv» sono in grado di garantire «efficacemente il migioramento della salute». Se questa è la filosofia prevalente diventa naturale il fatto che «nessuno dovrà essere escluso da percorsi di trattamento in base alla propria minore o maggiore motivazione o propensione ad intraprendere percorsi di riduzione/cessazione del proprio comportamento».

Non solo. Il piano rende effettiva «l'alternativa terapeutica», spiega il direttore della sanità pubblica Vittorio Demicheli e dunque prevede che a livello regionale sarà «perseguita l'attività di sperimentazione tramite azioni straordinarie, con progetti speciali, locali e di interesse regionale per la riduzione dei rischi e dei danni». Parole che secondo Agostino Ghiglia, consigliere regionale di An, sembrano far entrare dalla finestra forme di sperimentazione che prevedono la somministrazione controllata di eroina. Ipotesi subito smentita: «Nessuno ci pensa - spiega Demicheli - e, in ogni caso, il trattamento delle tossicodipendenze da eroina ci preoccupa di meno perché ormaI è limitato a categorie sempre più ristrette di persone».

Il problema nasce dai rischi derivanti dalle droghe performative, crack e cocaina per intenderci, perché «i servizi territoriali, ma anche glii attuali modelli di intervento per la riduzione del danno, non sono adatti ad intercettare i consumatori di queste sostanze. Il piano - prosegue il direttore della sanità pubblica - prevede la possibilità di aprire la strada a modelli organizzativi e di intervento diversi».

Glli utenti dei servizi territoriali piemontesi si mostra stabile nel corso degli anni e si avvicina alle 19mila persone seguite nel 2005. I dipendenti da droghe sono 13108, quelli da alcool 4746 mentre più di mille sono vittime di altre dipendenze. Il tasso è superiore a quello medio italiano con duemila nuovi utenti per anno e un rapporto tra i sessi di cinque maschi a 1 femmina.
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